Alla scoperta delle piantagioni di caffè indiano
L’India è il sesto produttore mondiale di caffè, dietro a Brasile, Vietnam, Indonesia, Colombia ed Etiopia. Esporta circa il 70% della sua produzione, che è composta in maggioranza dalla specie Robusta.
Come in Brasile, anche in India il mercato interno del caffè è in crescita, stimolato dal proliferare delle catene di caffè, che sorgono nelle aree urbane allo scopo di soddisfare le esigenze della nascente classe media. Il consumo di caffè è, così, ormai più che raddoppiato e continua ad aumentare costantemente.
Le caratteristiche del caffè indiano
Il caffè indiano è solitamente dolce e con un basso contenuto di acidità, anche se questa caratteristica può naturalmente variare a seconda della sua origine specifica. La maggior parte del caffè indiano viene coltivato sotto una fitta ombra naturale.
Il caffè trae molteplici benefici dal fatto di essere coltivato all’ombra, tra i quali il fatto che i chicchi maturano più lentamente e che gli zuccheri naturali aumentano, esaltandone il sapore.
Un buon caffè indiano presenta una corposità piena e un’acidità delicata, caratteristica normalmente in linea con un buon caffè del Guatemala.
I sapori speziati di un pregiato caffè indiano possono includere note di cardamomo, chiodi di garofano, pepe, noce moscata e lontani sentori di frutta tropicale.
Hotspot di biodiversità
Il caffè coltivato all’ombra richiede pochi o nessun fertilizzante chimico, pesticidi o erbicidi. Inoltre, gli alberi da ombra che lo sovrastano filtrano l’anidride carbonica che causa il riscaldamento globale e aiutano a trattenere l’umidità del suolo che riduce al minimo l’erosione, creando un hotspot di biodiversità.
Questi livelli di diversità biologica particolarmente elevati forniscono un habitat ideale per gli uccelli migratori, che, in molti casi, sono specie a rischio a causa della distruzione delle foreste pluviali.
Ma a cosa deve le sue origini il caffè indiano?
Il caffè fu introdotto in India alla fine del XVII secolo. La storia racconta che un pellegrino indiano ritornato dallo Yemen portò con sé di nascosto sette chicchi di caffè (all’epoca era illegale portare i semi di caffè al di fuori dell’Arabia) e li piantò nelle colline del sud dell’India.
Gli olandesi aiutarono l’India a diffondere la coltivazione del caffè in tutto il paese, ma fu con la dominazione Britannica, a metà del diciannovesimo secolo, che la coltivazione commerciale del caffè fiorì pienamente.
Inizialmente l’Arabica era molto diffusa, ma le enormi infestazioni di ruggine delle foglie di caffè portarono molte aziende agricole a passare alla varietà Robusta o a ibridi tra Robusta e Arabica, che si dimostrano molto più resistenti alle malattie.