L'uomo dal fiore in bocca
“Si vedranno in fondo gli alberi d’un viale, con le lampade elettriche che traspariranno di tra le foglie. Ai due lati, le ultime case d’una via che immette in quel viale. Nelle case a sinistra sarà un misero Caffè notturno con tavolini e seggiole sul marciapiede. Davanti alle case di destra, un lampione acceso.”
Inizia così il celebre dramma in atto unico, scritto dallo scrittore siciliano Luigi Pirandello, “L’uomo dal fiore in bocca”.
Continua il terzo appuntamento della nostra rubrica “Assaggi letterari” spazio dedicato alle persone che amano leggere, magari davanti a una buona tazza di caffè.
Scopriamo subito, insieme, come prende forma il binomio Pirandello e caffè!
Un dialogo profondo e intenso tra due personaggi, ambientato in un caffè notturno vicino alla stazione. Un luogo di incontro e di aggregazione sociale, scelto non a caso dallo scrittore, dove il caffè è identificato come il centro propulsore delle storie individuali e collettive, dove si intrecciano strade e destini di persone diverse.
Pirandello, in questo breve atto, esplora il senso della vita entrando profondamente nella questione della molteplicità del rapporto con la morte.
“L’uomo dal fiore in bocca” narra il dialogo tra un uomo affetto da epitelioma che sente la “morte addosso” e un “pacifico avventore” che ha perso il treno.
Un dialogo basato su argomenti di vita quotidiana, che il protagonista, considerandoli di importanza vitale, espone e descrive in modo dettagliato.
Egli spiega all’avventore il bisogno di attaccarsi con l’immaginazione alla vita altrui, di aggrapparsi alla vita degli estranei per sentirsi libero e vivo dentro, illustrando come il gusto della vita non si soddisfi mai, perché la vita è sempre ingorda di se stessa e non si lascia mai assaporare del tutto.
Il protagonista sfugge anche alla moglie, che rappresenta tutte le cose dalle quali vuole staccarsi, perché il “sapore della vita” rimane nei ricordi, nel passato e nelle sensazioni vissute. Rivela solamente alla fine di essere prossimo alla morte paragonando il suo male a un fiore dal nome dolcissimo.
Un capolavoro del teatro pirandelliano, che vede contrapporsi da un lato la normalità, l’uomo comune con i suoi problemi di tutti i giorni, con le sue preoccupazioni più o meno banali e dall’altro una persona consapevole del fatto di essere vicinissimo alla morte, una vicinanza che lo ha portato a comprendere e intuire profondamente l’essenza dell’esistenza.